08 novembre 2014

[HIT VIII] I dieci step del metodo

Ecco elencati i 10 step del metodo:

1.    Colloquio di analisi delle esigenze con il committente

2.    Intervista ai partecipanti

3.    Individuazione “Key Skill” e condivisione degli obiettivi con il committente

4.    Chiusura dell’accordo di incarico e dei dettagli organizzativi

5.    Affiancamento on the job al ruolo target

6.    Progettazione delle esercitazioni metaforiche e contestualizzate

7.    Elaborazione delle dispense

8.    Erogazione

9.    Elaborazione del report per il committente sul gruppo di apprendimento (report non individualizzato)

10.    Post intervento: eventuale affiancamento on the job, coaching (anche online), o sessione di follow-up.

Nei prossimi articoli spiegherò passo passo il processo.

06 ottobre 2014

[HIT: VII] Vantaggi

HIT è l’acronimo di Hierarchical Interactive Training:

- Hierarchical: è composto da una sequenza strutturata di fasi da rispettare per garantire il trasferimento della padronanza;
- Interactive: si basa sull’80% di attività pratiche e interattive fra docente e partecipanti e tra i partecipanti stessi;
- Training: la sessione è strutturata come un allenamento teso a sperimentare e apprendere i comportamenti efficaci in un ambiente protetto (metafora della palestra).

L’acronimo descrive l’approccio totalmente orientato a intervenire precisamente su alcuni fatti:
- le competenze;
- i processi di lavoro;
- i processi organizzativi.

Tutti e tre i fattori ruotano attorno al concetto di ruolo organizzativo.

Quali i vantaggi del metodo?

Ecco un elenco:
- garantisce un apprendimento visibile al partecipante e al cliente;
- abolisce la disparità docente-allievo basata sulla competenza, perché il possesso delle conoscenze e delle tecniche al termine della sessione è comune;
- garantisce l’aderenza alla realtà lavorativa, perché le attività da fare nella sessione vengono elaborate previo affiancamento al ruolo;
- semplifica la partecipazione (meno teoria, più pratica): l’attività stimola la partecipazione e la rende meno pesante della sola attività cognitiva;
- semplifica le dispense: pochi passi, poche informazioni, ma chiare e semplici da recuperare;
- garantisce la trasferibilità: l’obiettivo è la padronanza oltre la semplice comprensione;
- garantisce un report strutturato quali-quantitativo con indicatori di apprendimento;
- rende collegabili le sessioni: un ruolo è composto da una serie di competenze, ciascuna a un livello predefinito; si può decidere su quali competenze intervenire, su quale livello orientarsi in questa sessione; si può decidere in ulteriori interventi formativi di riprendere il discorso dal livello precedente o di innestare nuove competenze tenendo conto del quadro modificato precedentemente;
- il partecipante elabora un piano di azione finale sulla base delle attività fatte e del livello raggiunto, poiché durante la sessione ha potuto monitorare da sé il livello delle proprie competenze;
- il docente è focalizzato su quanto accade nelle attività, piuttosto che sui materiali preparati a monte.

31 luglio 2014

[HIT VI] Dalla comprensione alla padronanza (seconda parte)



Riprendo dal post precedente la descrizione delle attività che vengono strutturate con il metodo HIT.




Per ciascun quadrante occorre decidere quali attività fare partendo dalle caratteristiche della competenza da sviluppare. Occorre determinare in partenza quali sono le corrispondenze puntuali tra attività e caratteristiche del ruolo.


Le attività metaforiche fanno parte del repertorio dei formatori (giochi d’aula, outdoor, soft outdoor).
Le attività contestualizzate vanno progettate di volta in volta sulla base della conoscenza del contesto che emerge dai colloqui e dall’affiancamento.

25 giugno 2014

[HIT V] Dalla comprensione alla padronanza (prima parte)

Ho detto che il cambiamento più importante che voglio ottenere è trasferire una reale PADRONANZA di conoscenze, tecniche e atteggiamenti efficaci rispetto al ruolo ricoperto.
Il limite più grande della formazione classica è che garantisce la comprensione delle dinamiche e dei processi, ma non una reale padronanza delle tecniche per gestire queste dinamiche. La COMPRENSIONE è un passo necessario per accedere alla PADRONANZA la quale, però, necessita di ulteriori step di attività per essere sviluppata.

HIT prevede l’applicazione di 3 tipi di attività, in sequenza:
1.     destruens metaforica/analogica;
2.     costruens metaforica/analogica;
3.     destruens contestualizzata;
4.     costruens contestualizzata.

Le attività destruens servono a evidenziare l’interferenza di una dinamica con il processo (es. le dinamiche dovute alla competitività agita dal fornitore con il cliente nella vendita).

Le attività costruens servono a trasferire padronanza sul processo di lavoro (come gestire quegli aspetti di competitività evidenziati dall'attività destruens durante la vendita reale).

Le attività metaforiche o analogiche sono quelle che presentano elementi di analogia con la situazione reale, ma non elementi sostanziali (es. la Levitation Stick riproduce le dinamiche di un gruppo alle prese con un obiettivo).

Le attività contestualizzate sono quelle che riproducono le situazioni di lavoro reale (il gruppo simula una riunione di lavoro).



26 maggio 2014

[HIT 4] I limiti della formazione d’aula (parte seconda)

Riprendo l’analisi delle situazioni d’aula disfunzionali (vedi parte prima dell’articolo).

Ecco un elenco di altre situazioni ricorrenti:

- debole corrispondenza tra attività formative e competenze di ruolo;
- modello del “panino farcito”: le sessioni sono sbilanciate a favore della teoria con troppe slide e troppe informazioni;
- troppe domande suggestive e manipolatorie da parte del docente;
- alle attività pratiche prende parte un numero ristretto di persone, gli altri prevalentemente "sentono" (e non ascoltano);
- i partecipanti ricordano di più le attività che hanno fatto personalmente che le cose spiegate dal docente;
- difficile percepire un miglioramento personale (empowerment) al termine della sessione;
- difficile percepirsi parte di un progetto di sviluppo delle competenze.

Al contrario, superare questi limiti significa trasferire una reale PADRONANZA di conoscenze, tecniche e atteggiamenti efficaci rispetto al ruolo ricoperto. Questo è HIT.

24 aprile 2014

[HIT 3] I limiti della formazione d’aula (parte prima)

Il problema principale della formazione d’aula, esperienziale o outdoor, è che è costruita per ottenere la COMPRENSIONE dei problemi e delle dinamiche sul lavoro, non la PADRONANZA delle tecniche o delle strategie per superarli.

La conseguenza è che i partecipanti sperimentano un senso di incompletezza: vengono “destabilizzati” nelle conoscenze consolidate, gli vengono proposti comportamenti alternativi, ma senza essere messi in grado di agire questi nuovi comportamenti.

Le attività metaforiche (giochi d’aula, outdoor training, soft outdoor, metafore varie) vengono usate per destrutturare abitudini e convinzioni: mettono in evidenza dinamiche che interferiscono con le attività di lavoro (es. il dilemma del prigioniero mette in luce le dinamiche di sopraffazione istintive che interferiscono con la cooperazione). Al gioco segue l’analisi del docente (debriefing) che serve a spiegare le dinamiche.

Manca una fase in cui il partecipante impara a gestire i meccanismi interferenti.

Manca una fase in cui il partecipante può toccare con mano come la dinamica interferisce con i processi di lavoro che lo riguardano.

Manca una fase in cui il partecipante applica al proprio contesto di lavoro e al ruolo esercitato la nuova consapevolezza.

Usando una analogia: è come se un allenatore misurasse in quanti secondi percorri i 100m, semplicemente rimandandoti il messaggio (sott’inteso) che potresti fare molto di più… ma senza darti la possibilità di allenarti per incrementare le tue capacità.

23 marzo 2014

[HIT 2] La tipologia di intervento

Ciascuna metodologia nasce per degli obiettivi specifici e delle circostanze specifiche. In quali circostanze è adatto il metodo HIT?

Anzitutto distinguiamo artificiosamente tre livelli di intervento. Qui utilizzo una terminologia personale, ma la letteratura non si distanzia molto dai concetti che vado ad esporre.

Un primo livello è quello prevalentemente individuale, relativo alle tecniche che le persone utilizzano per raggiungere un obiettivo primariamente individuale che ha dei benefici organizzativi solo secondari. Ad esempio è riconducibile a questo livello il tema del Public Speaking. È individuale perché riguarda una competenza che ha dei benefici primariamente individuali: sentirsi efficaci quando si parla a un uditorio. Questo obiettivo, però, ha anche dei ricaschi organizzativi: una persona più efficace agisce meglio nell’organizzazione nella quale lavora. Ma il focus resta la performance individuale.

Un secondo livello è quello prevalentemente organizzativo, relativo al modo in cui le persone interagiscono fra di loro in vista di un obiettivo organizzativo. Fanno parte di questo livello temi quali la gestione dei collaboratori (che contempla sia la leadership, sia la motivazione dei collaboratori), la gestione del team, la gestione dei conflitti, ecc. Il focus è la relazione tra collaboratori che è direttamente correlata alla efficacia dei processi organizzativi. Meglio le persone si parlano, meglio riescono a lavorare assieme.

Un terzo livello è quello che definisco prevalentemente "ideologico-organizzativo", relativo quindi sia alle idee, agli atteggiamenti e ai pregiudizi che guidano l'azione dei professionisti, sia al modo in cui le persone interagiscono fra di loro in vista di un obiettivo organizzativo. Ad esempio fanno parte di questo livello la collaborazione tra team medico e team infermieristico all’interno di un dato contesto, nuovi modelli organizzativi dei contesti produttivi, difficoltà di comunicazione interfunzionale all’interno di quella determinata realtà organizzativa. Il focus è sulle idee, i pregiudizi e gli atteggiamenti che impediscono alle persone di collaborare efficacemente.

HIT interviene sul primo e sul secondo livello, ossia quando occorre modificare i livelli di performance individuali e di gruppo. Non è efficace quando si cerca un cambiamento culturale e quindi organizzativo più ampio.


Fabrizio