In un precedente articolo ("L'efficacia della formazione") abbiamo visto che spesso si parla dei risultati della formazione in termini di "apprendimento", indipendentemente dal fatto che il contenuto dell’apprendimento sia legato virtuosamente, o meno, ai risultati che si vogliono ottenere nella vita produttiva dell'organizzazione.
Una richiesta, infatti, parte più o meno da qui: il cliente vuole ottenere dei miglioramenti nella quantità e qualità (le due cose sono strettamente correlate) della vita produttiva e si rivolge a un'azienda consulente, in quanto ritiene che la formazione possa essergli utile per ottenere questo risultato. La stessa cosa farebbe con altri professionisti nel caso in cui pensi che il miglioramento voluto riguardi altre aree: ingegneri se si tratta di ingegneria, architetti o ingegneri edili se si tratta di strutture, economisti se si tratta di economia, ecc.
Ad esempio, un manager che lavora in un’azienda metalmeccanica ha bisogno di costruire un nuovo capannone. Quindi si rivolge a una ditta che fa costruzioni edili. L’ingegnere/architetto della ditta consulente difficilmente valuterebbe la propria risposta principalmente in termini di “qualità dei bulloni e delle viti usate”. Se il capannone non svolge la sua funzione (funzionale ed estetica) è inutile affermare la professionalità con cui sono state fatte le giunture…
La stessa cosa sarebbe valutare gli interventi solo in termini di “apprendimento”. L’apprendimento rappresenta le giunture di cui sopra. Da solo non serve a nulla, ma la sua qualità deve essere finalizzata a realizzare un risultato concreto.
Certo, la formazione non è ingegneria, cioè non si sta parlando di matematica e non è così semplice valutarne gli effetti. Gli sforzi del formatore sono diretti a ottenere dei risultati che hanno un valore pur sempre probabilistico.
Ma come si fa a capire qual è il risultato concreto da realizzare?
L’analisi delle esigenze formative ha questo scopo. Ossia, un committente esprime una richiesta pensando che ciò che chiede sia la cosa più opportuna. Ad esempio un “corso di comunicazione”. A questo punto il consulente puà a) erogare il corso di comunicazione, oppure b) cercare di ripercorrere il ragionamento del committente a partire dai risultati che questi si immagina di ottenere.
Nella seconda parte dell'articolo approfondiremo questo argomento.
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