28 febbraio 2014

[HIT 1] Hierarchical Interactive Training


Qualche tempo fa ho trattato il tema dell’analisi delle esigenze formative in un articolo diviso in due parti (prima e seconda). Ho spiegato le ragioni per cui l’analisi delle esigenze è un momento fondamentale per progettare un corso che sia realmente utile all’organizzazione committente.

Con l’intento di perseguire questo risultato il più efficacemente possibile, ho riflettuto per strutturare il mio metodo di lavoro. L’ho chiamato Hierarchical Interactive Training, il cui acronimo HIT rende bene l’obiettivo del metodo: intervenire "chirurgicamente" sulle competenze. La finalità che mi sono posto è stata di trovare un modo per rafforzare il collegamento tra le attività d’aula e il profilo di ruolo in uscita.

Ciascun docente utilizza una metodologia per raggiungere questo obiettivo. Sono convinto che ciascuno segua i dettami teorici standard che poi adatta a se stesso e alle proprie intuizioni, date soprattutto dall’esperienza sul campo.

Il metodo HIT si ispira a teorie ampiamente diffuse e consolidate nella comunità scientifica della psicologia e della formazione: le ricerche di psicologia generale sulla memoria e la percezione, le basi teoriche di Bruscaglioni, il ciclo di Kolb, gli studi del prof. Trinchero, gli studi sulle competenze di Guy Le Boterf, gli studi sull’analisi della domanda di Carli, gli studi sulle culture organizzative di Avallone, la letteratura sui giochi d’aula. A questo bagaglio si aggiunge l’esperienza acquisita in anni di esercizio sul campo. Il plusvalore è nella strutturazione degli obiettivi e del processo che guida verso gli obiettivi.

Su Slideshare si può consultare una presentazionedettagliata del metodo, che ad ogni modo illustrerò negli articoli che seguiranno.


Fabrizio

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